Lo scrittore americano Edgar Allan Poe è ricordato per i suoi racconti che immancabilmente affascinano intere generazioni di lettori. Ma fra i suoi tanti capolavori ce n’è uno che più di altri caratterizza la memoria della sua figura artistica: “Il gatto nero”. Un piccolo capolavoro in cui alcuni studiosi e commentatori di Poe rivedono la trasfigurazione del rapporto che egli aveva con la moglie e con la sua gatta, Cattarina, anche detta affettuosamente Kate.
Questa grossa micia dal pelo a squama di tartaruga pare che vivesse acciambellata sulle spalle dello scrittore. Lui l’amava molto e ne parlava frequentemente.
Ma Cattarina era molto affezionata anche alla moglie di Poe, Virginia, e anche con lei aveva instaurato un buon rapporto, del quale, forse, lo scrittore avrebbe avuto un pizzico di gelosia. Da questa fu, si dice, influenzato, nel descrivere il ritrovamento da brivido di cui si rende interprete il gatto nero nell’omonimo e celebre racconto. Qui il felino è di proprietà della moglie del protagonista e si rende il principale attore di tutte le sue turbolente emozioni in un susseguirsi di paure che culminano nell’esplosivo finale.
Ma al di là dei segreti che ogni scrittore porta con sé nel cuore, Cattarina fu certamente una gatta molto intelligente e amata, sempre in braccio, sempre splendente e piuttosto astuta, così come testimonia l’editore di Poe, George R. Graham, che si recava saltuariamente nella modesta abitazione della famiglia di Edgar. Nella modestissima casa pare che la gatta fosse pressoché l’unica fonte di riscaldamento e anche che l’artista se la tenesse volentieri sulle spalle proprio per il calore che gli forniva mentre era fermo a scrivere.